Su Antonio Locatelli

Carissimi amici e soci,

ancora una volta nella nostra città si ritorna a parlare di Antonio Locatelli.

Ribadendo che l’Isrec non ha mai sostenuto la necessità di eliminare nessun monumento, ma è per una memoria viva e attiva che sappia dialogare, e anche litigare, con la monumentalizzazione della memoria, teniamo solo a ricordare questi stralci di lettere inviate alla mamma dal “santo” per usare l’espressione dell’avv. Saita (“L’Eco di Bergamo”, 4 ottobre 2015).

Gorrahei 23 marzo: “Un lavoro grandissimo. Siamo in piena offensiva […] Ho volato già 4 volte su Harrar, 5 su Giggiga, due su Dire Daua ed ho lanciato bombe con una precisione che potrai ammirare dalle mie fotografie fatte con la Leica […]. I nemici oppongono resistenza al centro, ma li teniamo bombardati che non possono più mostrarsi alla luce del sole, saranno sgominati, sterminati e se vorranno resistere correranno il rischio di morire di fame. Sai che non possono muovere un autocarro senza che noi lo sappiamo e lo bombardiamo? Insomma un divertimento unico in barba ai nostri amici inglesi che avranno il mal di pancia a tutte le notizie delle nostre azioni travolgenti, e specialmente a sapere che sul lago Tana stanno già scolpendo nel granito una gigantesca figura del Duce”.

Gorrahei 24 marzo 1936: “Tre mattine di fila, il 22, 23, ed oggi 24, ho bombardato Giggiga […] è la città più importante, dal punto di vista militare, di tutta la guerra su questo scacchiere della Somalia perché ha intorno un grande campo trincerato e soprattutto perché a Giggiga i porci inglesi han mandato tutto il materiale di guerra per i nostri nemici, sia il fronte somalo che eritreo. Quando vedevo le bombe centrare le case, distruggere (con voli di schegge, bestiame e sassi), incendiare la cittadina in molti punti contemporaneamente, io che di solito sento un po’ di pietà per il nemico, gioivo soprattutto perché pensavo che colpivo indirettamente l’organizzazione inglese […]”.

Gorrahei 28 aprile 1936, al rientro di un suo compagno di volo: “Ti dirà tutto quello che è difficile scrivere, ti dirà della nostra vita che egli ha vissuto compiendo più che il proprio dovere con cuore e tempra di bergamasco. […] Gli affido 11 disegni piccoli, 23 fotografie grandi e 31 piccole, così son sicuro che tutto arriverà regolarmente a mano […]. Quelle con scritto ‘Corriere della sera’ potrebbero essere portate a mano da Cesareni al dott. Rizzini che è redattore capo e finge da Direttore. […] Quella di Harrar che brucia non deve uscire da casa nostra”.

Assab 7 maggio 1936, dopo aver seguito la proclamazione dell’Impero in diretta radiofonica: “Sono felice di avere potuto ancora una volta dare l’anima e l’energia per una grandiosa causa italiana. Pare un sogno, eppure è la via dell’Impero che si schiude all’Italia”.

Per questo vogliamo innanzitutto che sia chiaro che, da italiani, riteniamo “maleducato” che si possa portare come “uno dei più chiari esempi di italianità” (Arrigo Tremaglia, citato da “L’Eco di Bergamo”, 4 ottobre) il fascista rivoluzionario Antonio Locatelli e che, da bergamaschi, consideriamo importante continuare a ragionare su Antonio Locatelli nel suo essere fascista, nel suo ruolo storico all’interno del fascismo. Ci sembrerebbe un modo maturo di rispettare sia Locatelli per quello in cui credette sia tutti noi cittadini figli di un paese democratico nato dalla lotta contro quello in cui Locatelli credette.

 Angelo Bendotti (Presidente Isrec) e Elisabetta Ruffini (Direttrice Isrec)

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